SALENTO – Tra i due c’era una bella amicizia. Si conoscevano da tempo. Frequentavano le stesse persone. Uscivano insieme e si scambiavano di continuo messaggi per organizzare le serate e giocare tra loro. Proprio nella memoria del telefonino di uno dei due, però, sarebbe stato custodito un segreto, un atroce segreto: cenni, spunti, allusioni e riferimenti su un presunto rapporto sessuale che i due avrebbero consumato in una casa abbandonata alla periferia di Parabita.
Un rapporto contro la volontà del più piccolo costretto a soddisfare le perversioni e le fantasie sessuali dell’amico più grande. Una brutta storia come tante altre resa ancora più mortificante dal fatto che il minorenne è affetto da un deficit psichico. E che, probabilmente, non ha neppure compreso bene cosa stesse facendo. Ipotesi, al momento, confluite in un fascicolo d’indagine coordinato dal pubblico ministero Giovanna Cannarile in cui compare il nome di un 21enne con l’accusa di violenza sessuale aggravata.
A mettere in moto le indagini condotte dai carabinieri è stata la madre del minore. Si è imbattuta nei messaggi via WhatsApp del figlio con l’amico e si è insospettita. E per chiarire al meglio cosa fosse accaduto tra i due ragazzi ha interpellato il 21enne invitandolo a casa per avere un chiarimento e chiedergli spiegazioni sul contenuto di alcuni messaggi. Il ragazzo, però, non si è presentato a quell’appuntamento che poteva anche risultare chiarificatore ed è stato denunciato presso la stazione dei carabinieri di Parabita (dipendenti dai colleghi di Gallipoli). Nei mesi scorsi il ragazzino è stato ascoltato dal consulente Greco nominato dal giudice Marcello Rizzo per verificare la capacità di intendere e di volere al momento del fatto mentre per dopodomani, salvo rinvii dell’ultima ora legati all’emergenza per il Covid 19, il minore sarà sentito al quinto piano del Palazzo di Giustizia con la forma protetta dell’incidente probatorio sempre davanti allo stesso giudice per saggiare l’attendibilità delle sue dichiarazioni.
Di contro l’indagato, assistito dall’avvocato Alessandro Passaro (del Foro di Brindisi), si professa estraneo ad accuse così gravi. A suo dire sarebbe stato il minore a trascinarlo nell’abitazione e la denuncia si sarebbe rivelata una vendetta dell’amico ad alcune avnces che il minore avrebbe rivolto alla sua fidanzata.