OTRANTO (Lecce) – Al via il processo (la prima udienza venne rinviata preliminarmente a marzo) sui presunti abusi edilizi legati al Twiga Beach Club, il lido di lusso “marchiato” Flavio Briatore, in località “Cerra”, ad Otranto. In aula, davanti ai giudici della seconda sezione penale (Presidente Pietro Baffa), come istanza preliminare è stata avanzata richiesta di oblazione di 3mila e 400 (che consente con una somma di denaro di poter estinguere il reato contravvenzionale) relativo all’articolo 95 del testo unico dell’edilizia, ovvero il reato sismico. Accusa contestata a due dei tre imputati: il sindaco di Otranto Pierpaolo Cariddi, 53 anni, all’epoca dei fatti direttore e progettista dei lavori e Raffaele De Santis, 73 anni, di Otranto, rappresentante legale della società “Cerra” che si è occupata della realizzazione dell’opera.
Secondo quanto contestato la pratica edilizia, relativa alla realizzazione del lido, necessitava anche di un’autorizzazione regionale sotto l’aspetto sismico che non sarebbe stata inviata all’ufficio competente della Regione Puglia per ottenere l’autorizzazione. Il Tribunale ha ammesso l’oblazione e, preso atto del pagamento, dichiarerà estinto il reato il 4 novembre prossimo quando inizierà l’istruttoria. Saranno sentiti i primi cinque testi tra cui gli agenti della polizia provinciale che fecero i sopralluoghi in località “Cerra” oltre ad altri ufficiali di pg. Sul banco degli imputati compare anche Emanuele Maggiulli, 53 anni, di Otranto, Responsabile dell’Area Tecnica del Comune di Otranto. Le accuse più gravi sono quelle di abusi edilizi in zona vincolata, abuso d’ufficio in concorso e falso. Cariddi e De Santis rispondono anche di occupazione del demanio marittimo. In aula era presente anche l’associazione ambientalista Italia Nostra costituitasi parte civile con l’avvocato Carlo Barone nell’udienza preliminare davanti al gup Edoardo D’Ambrosio.
Il sequestro risale al 16 maggio del 2017 quando gli agenti della polizia provinciale insieme agli uomini della Forestale dei carabinieri si presentarono nei pressi della per apporre i sigilli. Eppure nel progetto lo stabilimento avrebbe dovuto attirare un target di clientela di prima fascia per lusso e cura dei dettagli: cabine, bar, ristorante, servizi igienici, solarium con gazebo in legno e area ombreggiata di quasi 200 metri quadrati, nonché con quattro vasche di idromassaggio ed una piscina di 20 metri per dieci per la quale è stato chiesta una variante al progetto. L’affondo della Procura convinse Flavio Briatore a ritirare il marchio “Twiga” mentre furono sospesi sia i 60 contratti di assunzione di personale che le forniture.
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Antonio De Mauro; Adriano Tolomeo; Gianluca D’Oria e Antonio Quinto.