Luigi Sanasi, Presidente di Prossima,
L’interesse pubblico identifica l’interesse proprio della comunità, intesa come pluralità o collettività di individui che la costituiscono. Registrando la oggettiva difficoltà di attribuire una nozione unitaria di pubblico interesse, crediamo imprescindibile che l’attività di pianificazione urbanistica comunale debba rispondere ad un interesse rilevante delle comunità che vivono il territorio. Il ‘ruolo’ che la pianificazione riveste nella complessa opera di determinazione concreta dell’interesse pubblico rimane il nodo fondamentale sul quale occorre che l’Amministrazione Comunale si ‘eserciti’ al fine di dotarsi di un piano improntato sulla trasparenza delle scelte e imbastito su un processo di definizione condiviso dell’interesse pubblico poiché la sua cura è un’attività affidata e posta in essere dalla pubblica amministrazione.
Il Piano Urbanistico Generale (PUG), quindi, è l’occasione per divenire la sede sia dell’affermazione degli interessi pubblici condivisi sia della loro composizione sul territorio.
Il mutamento dei processi territoriali (i temi ambientali e paesaggistici, la sostenibilità e la riqualificazione urbana), le nuove competenze delle istituzioni locali e la ricerca di procedure più snelle e flessibili, i princìpi di equità, trasparenza e partecipazione, sono tra i fattori che più hanno determinato l’innovazione che la disciplina urbanistica auspicava già da tempo. In tale cambiamento si inseriscono i mutamenti di scenario che hanno interessato la Puglia, e non solo, come la progressiva contrazione demografica, le nuove istanze di partecipazione popolare alle scelte politiche e tecniche sancite a livello di Convenzioni Europee, una nuova concezione del paesaggio, della sostenibilità ambientale, della connettività e della transizione ecologica, dello sviluppo economico e del benessere dei cittadini che chiedono sempre più coinvolgimento nei processi di pianificazione locale. Non ultima, recentissima, la diffusione della pandemia da covid19, che ha messo in campo nuove visioni e criticità sia in termini di coesione sociale, sia nel mondo del lavoro, dello sviluppo economico, delle dinamiche di vita e di mobilità delle persone, della fruizione e del disegno degli spazi urbani. Aspetti, che rappresentano nuove e inaspettate sfide per la pianificazione anche del territorio comunale leccese.
Con la definizione dell’Atto di Indirizzo il Comune di Lecce ha dato corso ad uno stimolante dibattito locale sul significato di uno strumento come il PUG, sulle modalità di scelta dei temi e contenuti, su come sia importante coinvolgere le comunità e i soggetti interessati a qualsiasi titolo. Su questa scia di interventi e punti di vista che abbiamo letto con molto interesse, come Prossima, vorremmo indirizzare l’attenzione su alcune questioni di fondo che auspichiamo entrino nella struttura profonda del PUG.
La Visione partecipativa: l’Atto di Indirizzo è del gennaio 2019 e come tale, alla luce dei grandi cambiamenti intercorsi dalla sua redazione ad oggi (sia pur passati solo due anni), richiederebbe una opportuna ricontestualizzazione in una realtà sociale e urbana/territoriale in continua mutazione, che richiede una consapevolezza collettiva ancora più forte dopo l’esperienza dei lockdown e del senso di fragilità diffusa a causa del covid, per riconfigurare rafforzandolo, il senso di appartenenza alla comunità. Nell’epoca dell’innalzamento delle diseguaglianze a seguito della pandemia, occorre pensare sempre più a ritessere i legami dei cittadini con il proprio territorio, a rispondere ai bisogni delle persone e a rinforzare e/o costruire e/o ricostruire le relazioni che con le stesse (e tra le stesse). Gli spazi di vita delle persone vanno resi funzionali, per farli vivere meglio, per agevolare le loro attività, il lavoro, il benessere, la convivenza civile. Per ottenere questo risultato, il governo della città deve porsi in ascolto dei cittadini, con grande senso di umiltà e vicinanza, coinvolgerli nelle decisioni che li riguardano, cogliere, intercettare e soddisfare una domanda diffusa di partecipazione. Il risultato? Una visione condivisa (complessa e complessiva) di territorio, da proiettare verso il futuro, dandosi obiettivi di lunga gittata e capace di ammagliare i legami tra i diversi pezzi della comunità, verso la costruzione di un possibile progetto comune, ancor prima di definire aprioristicamente i temi e i contenuti delle scelte di piano e lasciando che questi siano la derivazione naturale della partecipazione.
La Visione pubblica: il coinvolgimento della comunità, perché possa divenire efficace, deve avvenire dall’avvio del procedimento, cioè dalla definizione dei cardini essenziali dello strumento urbanistico comunale che, a nostro avviso, trovano fondamento nella definizione di interesse pubblico e nella garanzia della sua cura e difesa, e, quindi nell’impegno che questi interessi, connessi alle aspirazioni della comunità, siano effettivamente perseguite e rappresentino i cardini della nuova pianificazione. Attraverso lo strumento della partecipazione e del coinvolgimento concreto e costruttivo, è possibile definire come asse portante del PUG una “maglia” di interessi pubblici (invarianti strutturali propriamente dette) dai quali far derivare le scelte pianificatorie per la rigenerazione fisica, economica, sociale e culturale del territorio comunale. Una griglia diffusa a capillare che, se da una parte consente agli abitanti di avere accesso più agevole a servizi e attrezzature perché prossimi ai loro luoghi di vita, dall’altra permette di fornire un quadro più esaustivo delle zone del territorio in cui consentire investimenti privati senza che ciò crei conflitto tra pubblico e privato. Ciò incide nell’orientare in modo coerente il programma di investimenti sui lavori pubblici, sui servizi sociali, sul sistema del verde, sulla biodiversità, sulla mobilità, sul traffico, sui tempi e gli orari, e su tutte le pianificazioni di settore (commercio, attività produttive, barriere architettoniche, illuminazione pubblica, classificazione acustica, ecc.) all’interno di una strategia pianificatoria più ampia che coinvolge l’intero territorio dal centro storico, alle aree agricole fino al mare. La diffusione capillare di servizi/attrezzature sul territorio, pianificata da parte pubblica, ha ricadute fondamentali anche nel disegno fisico dei luoghi e nel rafforzamento di nuove centralità distribuite che potranno rappresentare anche luoghi attrattivi per gli investimenti dei privati che a loro volta porteranno ulteriori attrezzature, ulteriori servizi, ulteriori attività andando via via a strutturare lo spazio urbano e territoriale con funzioni distribuite laddove vivono gli abitanti, riducendo così anche il carico veicolare, l’inquinamento, il traffico, la necessità di doversi spostare per raggiungere le necessità basilari che garantiscano un livello di benessere accettabile per tutti. Superando la dicotomia centro-periferia, l’approccio dell’essere “piccoli e prossimi” alle persone e ai luoghi in cui si esercita la vita, significa svolgere e diffondere azioni di assistenza e sostegno basilari che possano consentire di migliorare la qualità di vita quotidiana laddove queste possono anche avviarne di nuove da consolidare nel tempo e, contestualmente stare vicino alle persone, comprenderne le esigenze e tradurle in azioni costruttive e contestualizzate, consentendo una forma di emancipazione sociale e culturale da condizioni svalutanti e marginalizzanti.
La Visione processuale: l’Atto di Indirizzo si inserisce in un percorso che l’Amministrazione Comunale di Lecce ha da tempo avviato sulla formazione del PUG. Esiste un DPP (Documento Programmatico Preliminare), esiste una bozza di PUG che, condivisibile o meno, comunque ha già un bagaglio di conoscenze e di contenuti che, anche in un’ottica di ragionevolezza, di economicità di tempo e di risparmio economico per l’Amministrazione, possono rappresentare un utile presupposto tecnico di supporto alla procedura che porterà all’adozione del PUG così come prospettato dal Sindaco e dall’Assessore Miglietta.
La Visione culturale: un piano di scenari, regole certe e al contempo dinamico, aperto ai processi, prestazionale ma anche prescrittivo laddove la legge lo impone, che contempli valutazioni qualitative su indicatori aggiornati e variabili, superando la visione delle verifiche quantitative che non riescono, di fatto ad intercettare le differenze e la natura organica e complessa del territorio.
La Visione interdisciplinare: superare il problema della frammentarietà del vigente quadro di norme e leggi, lavorando su una visione integrata del territorio oggetto di piano, applicando un approccio multiscalare e multisettoriale.
La Visione integrata: il PUG come integrazione delle politiche urbanistiche, paesaggistiche, di pianificazione del territorio, di quelle culturale, ambientale, agricolo, sociale ed economico, nonché delle altre politiche che possono avere un’incidenza diretta o indiretta sul territorio comunale e sui suoi abitanti.
Questo è il momento. Siamo certi che l’Amministrazione Comunale sia animata da interessanti presupposti e confidiamo fortemente nell’avvio di un nuovo percorso di costruzione condivisa di una visione del futuro della città e del territorio leccesi”.