Cosimo De Giorgi e l’oblio della memoria

Nel secondo anniversario della morte del Prof. Cosimo De Giorgi (1842 – 1922), Francesco Ferruccio Guerrieri, noto studioso delle patrie memorie, su La Provincia di Lecce, il 7 dicembre 1924, scrisse parole toccanti nel commemorare l’illustre amico, infaticabile ricercatore del nostro nobile passato, scienziato dagli interessi vastissimi, ben noto in Italia ed all’estero.

Allievo a Lecce nel real Collegio di S.Giuseppe, che prenderà poi il nome di scuola – liceo Giuseppe Palmieri, laureato a ventidue anni in medicina e chirurgia all’Università di Pisa, docente di scienze fisiche e naturali, indimenticato autore dei “Bozzetti di viaggio” che, col titolo corografico ” La Provincia di Lecce”, furono pubblicati nel 1882 e nel 1888, il De Giorgi, uomo schivo ma tenace, fu tra le personalità più eminenti della società leccese tra Ottocento e Novecento.

Numerosi gli incarichi e i premi ricevuti: Cavaliere della Corona d’Italia, medaglia d’argento della Società geografica italiana, accademico pontificio dei Nuovi Lincei, Presidente della Commissione provinciale conservatrice dei Monumenti salentini e condirettore, con Salvatore Panareo, della Rivista Storica Salentina, a seguito della morte del fraterno amico Pietro Palumbo, che ne fu il fondatore.

A proposito delle mortificazioni vissute dal De De Giorgi, ” è risaputa”, scrisse il Guerrieri, “la lotta, immane e ingrata, che dovette sostenere per iniziare, mandare innanzi, senza ahimè poterla condurre a compimento, la scoperta dell’Anfiteatro romano di Piazza S. Oronzo: lotta che lo espose perfino al volgare dileggio e gli procurò ore amarissime, da lui sopportate con vera rassegnazione cristiana. Ed è non meno risaputa l’odissea, attraverso la quale passò l’ultimo suo lavoro, che avrebbe dovuto essere pubblicato dall’Amministrazione provinciale, ma che l’autore ebbe il profondo cordoglio di veder trascurato, ed ha visto la luce soltanto per l’interessamento del prof. Liborio Salomi, degno successore del De Giorgi nella cattedra di Scienze naturali di questo Istituto tecnico”.

Il Guerrieri ricordò con particolare amarezza quanto, dopo la morte del De Giorgi, la città di Lecce si fosse mostrata “ingiusta” e “immemore” nei suoi confronti.

” Chi notò la sua perdita ? Chi s’accorse del funerale? Chi accompagnò all’ultima dimora quella salma illacrimata, intorno alla quale avrebbe dovuto raccogliersi, riverente e commossa, l’anima di tutta la città, l’anima di tutto il Salento ?”, si chiese.

Ed aggiunse: ” Sono trascorsi due anni, e nessuna pubblica commemorazione ha avuto luogo qui fra noi in onore del De Giorgi, che abbiamo visto soltanto degnamente ricordato dalla voce del Principe Apostolico in seno alla Brigata degli Amici dei Monumenti e dalla parola del comm. Quintino Quagliati, del can. Pasquale Camassa presso la Commissione Provinciale Conservatrice dei Monumenti”.

“Abbiamo visto”, sottolineò, “con dolore e vergogna indicibili, libri e carte del De Giorgi – incredibile a dirsi- buttati alla rinfusa per terra, al mercato, esposti alla pubblica vendita !”.

“In mezzo a tanta deplorevole trascuratezza, gli unici che abbiano mostrato di pensare a Cosimo De Giorgi”, osservò il Guerrieri, “sono stati Giuseppe Pellegrino e Brizio De Sanctis, i quali di loro iniziativa hanno commissionato ad Antonio Bortone un busto del De Giorgi, con l’intenzione di collocarlo – dove si riterrà più opportuno – o nella sede dell’Istituto Tecnico , o nella rotonda della Villa Garibaldi, insieme con gli altri busti degli insigni salentini”.

Quel busto, presente nella Villa comunale, versa da anni, al pari di altri figli illustri di Terra d’Otranto, in condizioni di assoluto degrado, privo, come quello di Francesco Rubichi, celebre Principe del Foro, anche delle lettere che compongono il nome e cognome.

In altri termini, ignoto ai più, senza timore di smentita.