LECCE – Su un’aspra ed alta rupe si erge a strapiombo sul mare la Torre dell’Alto, o meglio, Torre Santa Maria dell’Alto. È una delle torri costiere del Salento situata nel comune di Nardò, presso Santa Caterina e ricadente nel Parco di Porto Selvaggio e la Palude del Capitano.
Luigi Quarta Colosso, giovane avvocato d’impresa leccese, ha tratto ispirazione da questo luogo magico e incantato per la stesura di “La dannata”, un racconto romanzesco dai forti richiami storici e letterari. Luigi, che da sempre coltiva una forte passione per la lettura e scrittura, arriva in tutte le librerie con il suo secondo libro. Si tratta di un romanzo che racconta una leggenda struggente e dolorosa, che avvolge da sempre di mistero Santa Caterina. Il sacrificio di una donna contro lo “ius primae noctis”.La leggenda viene tramandata da secoli, non c’è nulla di documentato e ciò ha permesso a Luigi di spaziare con la fantasia. Ognuno la arricchisce di dettagli e particolari che la rendono sempre più coinvolgente. “L’idea di scrivere questo libro”- racconta lo scrittore Luigi Quarta Colosso- nasce dalla voglia di rendere questa leggenda nota anche a persone che non sono del luogo”. Continua Luigi “Un mio caro amico mi chiedeva spesso di raccontarla ad amici di fuori ed allora mi sono detto perché non renderla pubblica in modo totalmente suggestivo? Ed eccomi qui a raccontarvela”.
La forte ispirazione dello scrittore nasce dal legame con il territorio, dalla voglia di raccontare la sua terra con le forti contraddizioni culturali e sociali, che sin dai tempi del feudalesimo, oggi possiamo ancora ritrovare.Un sistema politico, economico, giuridico, che in fondo non è così cambiato dal medioevo ai nostri giorni. Usi, costumi, tradizioni, divario economico, vengono descritti dal giovane autore.
Leggendo il libro ci si potrà immergere totalmente nella visione dello scrittore che si è messo a nudo, raccontando tanto della sua visione dell’amore, della sua passione per il mare, si coglierà la sua sensibilità, la cura per la natura e il suo pensiero sul suo territorio.
Viene raccontato con emozione un luogo che ha vissuto profondamente sin da piccolo e al quale è molto legato: Santa Caterina.
Il protagonista del libro? Punto aperto. Tanti sono i personaggi che raccontano qualcosa, ma la vera protagonista è la torre con la sua splendida vista sul mare, sui suoi tramonti, imbiancate. Una torre che lo scrittore ha visto avvolta da nuvole, temporali, sole. In tutte le stagioni dell’anno sin da piccolo. Occhi che gli hanno permesso di osservarla con grande rispetto e di immaginare interamente la leggenda. Tutte le emozioni scaturite guardando la torre,come pace, serenità, imperturbabilità, quiete, calma, ma anche agitazione, irrequietezza, sono racchiuse nelle parole del suo libro, in cui vi è una forte relatività del tempo.
“Marta è una giovane contadina di Nardò, un paese del Salento. Il tacco d’Italia nel tardo medioevo è un luogo dove la povertà è una condanna da scontare sotto il giogo del nobile di turno. Salvatore è un giovane pescatore che sfugge alle angherie vivendo ritirato tra il piccolo porto di Santa Caterina e la sua pagghiara. Le vite dei due ragazzi presto si incrociano e i due si innamorano, nascondendosi dai compaesani. Quando Salvatore si decide ad affrontare il padre della sua amata, quest’ultimo si rende partecipe di uno scontro violento. Il matrimonio può essere celebrato, ma la festa viene funestata dalla prepotenza del Barone Tondi D’Arneo. La tensione tra lo strato più umile della popolazione e l’arroganza dei padroni giunge all’apice”.
La scrittura semplice, fluida e coinvolgente, ambientazione suggestiva, la storia è pazzesca, un intreccio straordinario di cui l’autore non perde mai le fila.
È obiettivamente difficile ripetere il successo di un primo libro, che ha ottenuto un ottimo riscontro di critica e pubblico. Ma questa leggenda scaturita esclusivamente da emozioni pure e voglia di far conoscere una realtà che è in bilico tra fantasia e verità, permetterà di decontestualizzare uno spaccato di letteratura, rendendoci più critici e osservatori; l’antica leggenda riportata in questo romanzo svela l’origine della Rupe della Dannata, che sovrasta ancora il Parco Naturale di Porto Selvaggio.
Clarissa Rizzo