LECCE – Il mercato di Piazza Libertini è ancora vivo e vegeto: lo annuncia con un comunicato l’ingegnere Franco Grasso, coordinatore dell’associazione dei commercianti che resistono alla linea intransigente dell’amministrazione Salvemini. “L’Associazione Libertini, i cui associati espongono le loro merci nell’area mercatale di Piazza Libertini, nel chiarire la propria posizione ufficiale, in ordine alla delibera di Giunta Comunale sul trasferimento degli espositori in zona Settelacquare, vuole fare chiarezza sulla situazione di disagio che si è venuta a creare per tutta una serie di informazioni e comunicazioni non corrette e veritiere. In queste ore si sono susseguite una serie di informazioni e comunicazioni non sempre corrette e veritiere, che in alcuni casi rischiano di ledere la già precaria economia dell’Associazione “LIBERTINI” e dei suoi iscritti. Molti avventori nella giornata odierna si sono meravigliati della presenza, ancora, degli espositori dell’ area del mercato antistante il Castello Carlo V°.
Si tiene a precisare che la delibera di giunta del 7 Marzo ultimo scorso sul trasferimento in zona Settelacquare non è una sentenza di sfratto resa già esecutiva ma solo il primo atto di una fase che sarà lunga e dai risultati che sono imprevedibili per tutti gli agenti che ne stanno prendendo parte. GLI ASSOCIATI SONO E RIMANGONO IN PIENA ATTIVITA’ IN PIAZZA LIBERTINI. Cosi come sono pronti a discutere di eventuali proposte di riqualificazione della loro attività e dell’intera area ma sempre all’interno di quegli spazi che il Sindaco Adriana POLI BORTONE ha assegnato con licenze definitive e non provvisorie”.
La giunta comunale ha approvato nelle scorse ore la delibera di indirizzo che definisce azioni e misure finalizzate alla riqualificazione e al decoro di Piazza Libertini, alla regolamentazione del commercio su aree di valore culturale della città, al ripristino della completa agibilità e fruibilità da parte dei commercianti dei 48 box dell’area Settelacquare destinati alla vendita di beni non alimentari. “Un atto che segna un cambiamento nella sensibilità della città nei confronti della tutela delle aree di valore culturale e che dà attuazione, anche a Lecce, a quanto previsto dalla normativa nazionale ed europea sulla tutela delle aree storiche e sulla regolamentazione del commercio su strada in aree di alto valore culturale – ha spiegato l’amministrazione in un comunicato ufficiale – Un atto che fornisce, al contempo, una opportunità di localizzazione alternativa per la propria attività a chi oggi esercita attività di vendita su Piazza Libertini, con l’obiettivo di utilizzare appieno un’area mercatale – i 48 box dell’area Settelacquare – nata da un investimento pubblico realizzato dalla precedente amministrazione e finora in colpevole abbandono”.
“Continua senza sosta il lavoro dell’Amministrazione Comunale teso allo svuotamento e alla desertificazione del centro storico leccese – dichiara Andrea Guido – Un obiettivo che Salvemini e Delli Noci, a quanto pare, perseguono con tutte le loro forze, consapevoli di essere in grado, finalmente, di azzerare in poco tempo tutti i traguardi raggiunti dalla città dal 1998, anno dell’insediamento della prima Giunta Poli, ad oggi. In particolare, il governo cittadino, forte degli strabilianti risultati raggiunti lo scorso weekend dalla propria parte politica in campo nazionale, spinge il piede sull’acceleratore e inserisce la quinta marcia per raggiungere il primario obiettivo della desertificazione del centro storico di Lecce.
Lo scopo è più che preciso: riportare la città allo stato in cui si trovava prima della rivoluzione dello storico piano Urban, con il quale l’allora sindaco Poli Bortone, tra il 99 e il 2000, riuscì nell’impresa ciclopica ed epocale di rigenerare il centro rilanciandone immagine ed attrattività sul piano nazionale ed internazionale.
Con i 2 sfratti etici organizzati nel nome del bene comune Salvemini e Delli Noci sono riusciti a svuotare e spegnere in un solo colpo 2 aree del centro che fino a ieri erano luoghi di commercio, di incontro e di promozione dell’artigianato. Prima con i Teatini e poi con Piazza Libertini i 2 lungimiranti amministratori hanno organizzato l’ennesimo brutto colpo alla vita nel centro cittadino.
I mercati, in Italia, per tutto il Novecento, hanno rappresentato in ogni città non solo luoghi di commercio, ma anche spazi di socialità, confronto, scambio, integrazione, luoghi in cui si sono formate ed evolute le opinioni. I mercati, quelli delle periferie, così come quelli dei centri storici, hanno rappresentato la massima espressione del vivere sociale italiano. I luoghi della gente. Per la gente. Per gli anziani che non possono o non vogliono fare tanta strada per recarsi verso i freddi e impersonali centri commerciali. Per i giovani che fanno filone a scuola. Per le casalinghe che trovano in esso l’unico momento di socialità della loro giornata. Per i vecchi ambulanti con le loro mille storie da raccontare. Per i cittadini stranieri che in essi trovano occasione di integrazione. E per i visitatori e i turisti che per tradizione di viaggio sono abituati a fare gli acquisti per strada, passeggiando e ammirando la bellezza dei luoghi che visitano.
Del nostro centro, a breve, rimarrà un unico, vasto, buio, silenzioso e solitario percorso a slalom tra le decine, decine e decine di transenne bianche e rosse e segnali stradali precari disseminati in giro al fine di rendere visibile il cambiamento promesso: la personale visione della viabilità veicolare del nostro amato primo cittadino e del suo soccorritore elettorale.
Non si possono sfrattare commercianti, artigiani e rigattieri solo perché il Comune non è dotato di un Regolamento per il Commercio su Aree Storiche. Qui siamo al paradosso. Ed è strumentale invocare un decreto del 1983. In tutte le città italiane in cui il turismo è volano dell’economia locale esistono i mercati in centro, nei luoghi della storia e della cultura. Roma, Firenze, Torino, Ravenna, Pisa, Napoli, solo per fare degli esempi.
E così è anche nel resto dell’Europa. Per quale motivo le due cose non possono convivere? Per quale motivo, come avviene dappertutto, i nostri commercianti non possono lavorare e smontare i propri allestimenti a fine mattinata per permettere una diversa fruizione degli spazi nel pomeriggio e nella sera?
Questa Amministrazione fino ad oggi ha solo imposto personali visioni. Evitando puntualmente di scendere a compromessi con le esigenze, i problemi, le prerogative, i desideri e le speranze dei cittadini”.