Istanza di annullamento delle ultime 11 assunzioni nel Comune di Lecce, Scorrano: “L’ex sindaco ha toccato il fondo”. Salvemini insiste: “Garantire tutti”

LECCE – La polemica sulle assunzioni ottenute con la procedura di mobilità non si ferma. Tutto è cominciato qualche mese fa con le polemiche dell’ex assessore Gnoni, che contestava il mancato scorrimento della graduatoria del concorso per amministrativi del Comune:  pur ritenendo legittima la procedura, si contestava la scelta di ricorrere alla mobilità (assunzione di lavoratori già operativi nella pubblica amministrazione, ma che vogliono avvicinarsi alla loro residenza). L’assessore all’Urbanistica Gianpaolo Scorrano ha bollato tutto come attacchi personali dovuti al fatto che sua moglie con quella procedura (regolare e prevista dalla legge) avrebbe potuto ottenere l’avvicinamento a Lecce.  Quando le polemiche sembravano archiviate, il colpo di scena di Lecce Città Pubblica: un’istanza tramite PEC per l’annullamento in autotutela delle recenti assunzioni per mancanza del bando pubblico e per conflitto di interessi.

IL NUOVO POST DI CARLO SALVEMINI SU FACEBOOK 

Oggi torna sulla questione Carlo Salvemini, non con un comunicato, ma con un intervento su Facebook: “Le assunzioni sono da annullare, non per danneggiare qualcuno, ma per garantire tutti”Partendo da una domanda: quanti dipendenti in servizio presso altri comuni ed interessati alla possibilità di un trasferimento a Lecce hanno saputo che, alla fine dello scorso anno, si stava aprendo la possibilità di una mobilità? Non lo sappiamo, perché la giunta Poli ha deciso di avviare le procedure di mobilità per passaggio diretto da altre pubbliche amministrazioni senza emanare alcun bando di evidenza pubblica. In questo modo, da poche settimane, hanno preso servizio al Comune undici dipendenti provenienti da altrettanti comuni della provincia, fra cui anche coniugi di un assessore e di un consigliere di maggioranza.

Analizzando tutti gli atti del procedimento, abbiamo avuto modo di appurare che regolamenti comunali e normative nazionali sono state violate in due circostanze. La prima: il passaggio diretto di dipendenti fra pubbliche amministrazioni SENZA BANDO può avvenire solo nel caso del cosiddetto interscambio, cioè quando un dipendente cede l’incarico a un altro che, viceversa, gli cede il proprio, se sono entrambi istruttori o entrambi funzionari. Nel caso di Lecce, non c’è stato alcuno scambio, ma solo dipendenti in entrata. Quindi, per legge, andava fatto il bando di evidenza pubblica.

La seconda: la delibera di giunta che ha dato l’avvio alla procedura di mobilità è viziata da conflitto d’interesse perché è stata votata all’unanimità dagli assessori presenti al completo. E quella delibera faceva riferimento a domande di trasferimento già pervenute, fra cui quella del coniuge di un assessore. Qui la legge impone, invece, che gli amministratori comunali debbano astenersi dal prendere parte alla discussione e alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado informando l’organo competente. Se questo non avviene, la delibera va annullata e questo vizio inficia l’intero provvedimento”.

LA RISPOSTA DI GIANPAOLO SCORRANO 

L’assessore all’Urbanistica, architetto Gianpaolo Scorrano ha spiegato che risponderà il segretario generale del Comune “nei modi e nelle forme previste dalla legge”.
“Il sottoscritto non intende scendere al livello di miseria umana dell’ex sindaco e dei suoi due consiglieri che hanno inteso -solo loro e non altri- sottoscrivere l’istanza – scrive –  È del tutto evidente che Salvemini sia rimasto solo: tutto il gruppo PD e la coalizione che fa capo a Delli Noci si è dissociata da un’iniziativa che ha il sapore amaro di un becero attacco personale allo scrivente.
D’altro canto, poco meno di un mese addietro, era già uscito sull’argomento il suo ex assessore al personale, nonché avvocato, che aveva dichiarato ufficialmente la legittimità della procedura in questione.
E se così non fosse stato perché l’oramai ex sindaco e ex capo dell’opposizione non ha impugnato la Delibera nelle opportune sedi giudiziarie?
Avrebbe avuto l’obbligo – morale, politico e giuridico – in tal senso, anziché cercare il clamore mediatico come ha inteso invece fare trasmettendo un’inutile istanza direttamente alla stampa.
Non vi è chi non veda, dunque, come l’incapacità di fare una reale e costruttiva opposizione nelle sedi competenti, dalle quali peraltro è quasi sempre assente (a differenza dei social), abbia fatto sì che l’ex sindaco toccasse davvero il fondo”.