Divulgazione della ricerca in ambito medico e informazione sono obiettivi fondamentali per combattere insensati pregiudizi su terapie in grado di migliorare profondamente la qualità della vita di persone affette da gravi patologie. Il Poliambulatorio Calabrese, nella sua sala congressi a Cavallino, ha ospitato autorevoli relatori e associazioni per parlare delle nuove tecniche di cura e trattamento della sclerosi multipla: si tratta di un appuntamento che si innesta in una serie di incontri di divulgazione scientifica che vale la pena di seguire con attenzione. La sclerosi multipla, malattia che altera il sistema immunitario e che colpisce il sistema nervoso centrale, oggi è più conosciuta e il suo trattamento è più efficace. Le cause di questa patologia non sono ancora chiare, ma sappiamo che colpisce tra i 2 e i 150 individui ogni 100 mila persone. La sclerosi multipla attacca le cellule nervose rendendo difficoltosa la comunicazione tra cervello e midollo spinale. Il nome di questa malattia deriva dalle cicatrici che si formano nel midollo spinale (sclerosi).
Nella sua relazione presso il Poliambulatorio Calabrese la dottoressa Francesca De Robertis del Centro Sclerosi Multipla dell’Asl di Lecce ha spiegato che esistono nuovissime terapie, alcuni nuovi farmaci stanno per essere commercializzati, che hanno cambiato in meglio la gestione e il trattamento della malattia. «Esistono farmaci di prima linea, meno costosi e sicuri, e farmaci di seconda linea, più costosi e con effetti collaterali da tenere sotto controllo, ma che possono dare grandi frutti». I sintomi della sclerosi multipla sono anche quelli dell’ansia, depressione, stanchezza e formicolio duraturo (24 ore): in questi casi è meglio parlarne al medico curante ed, eventualmente, consultare un neurologo per una diagnosi basata su esami specifici. Quando si ha a che fare con questa malattia, bisogna fare i conti anche con le complicanze psichiche.
«Quando c’è la Sclerosi multipla, l’unica cosa da fare è vivere con essa a prescindere da essa» – ha spiegato la dottoressa Mara D’Andrea, che insieme alla collega, Angela Verardo, ha esposto tutti i benefici che la meditazione mindfullness può apportare sui pazienti. La consapevolezza di sé e la capacità di accettarsi diventano fondamentali nell’affrontare quello che all’inizio è un vero e proprio shock. La seconda fase di chi affronta questa difficile malattia è un senso di rabbia. «C’è chi si dà per vinto e pensa che non si possano avere figli, ma non è vero: in un primo momento può ingenerare false convinzioni» – spiega la psicologa e psicoterapeuta. L’ultima fase e quella dell’accettazione.
Le forme di ansia e depressione possono essere combattute col metodo mindfullness: consapevolezza di sé, meditazione e lavoro psicoterapeutico. Così si combattono i pensieri ossessivi. Praticare la minfullness in pazienti affetti da sclerosi migliora concentrazione, autoefficacia e predisposizione ad affrontare la patologia, combattendo la sintomatologia depressiva. Quando si parla di accettazione si vuole intendere accettazione del presente ed eliminazione di pensieri ossessivi. Il Poliambulatorio Calabrese vuole puntare sulle nuove terapie, compresa quella che raggiunge ottimi risultati attraverso l’uso della cannabis. «Stiamo avviando una collaborazione con medici che utilizzano le nuove terapie, la cui efficacia è ormai scientificamente provata: meditazione e cannabis si aggiungono alla terapia farmacologica tradizionale, non la eliminano – spiega Marialuisa Calabrese – Lo Studio radiologico Calabrese, centro di diagnostica per immagini, si è voluto avvicinare a questo tipo di terapie, perché sono provati i miglioramenti nei pazienti affetti da gravi patologie come la sclerosi multipla, oppure dolori cronici di tipo neuropatico. Ci sono studi di risonanza magnetica di dimostrano un miglioramento dal punto di vista cerebrale. Ero un po’ scettica all’inizio, ma i risultati scientifici mi hanno convinta».
Il Poliambulatorio Calabrese sta sviluppando un progetto importante, assieme al dottor Giovanni Caggia e ad altri neurologi, con l’apporto della dottoressa Perrone, psicologa e psicoterapeuta, per avviare un grande centro per la cura delle malattie cerebrovascolari, con tutta la diagnostica all’avanguardia, a supporto, fornita dal Poliambulatorio cavallinese: il paziente sarà preso in cura dall’inizio fino in fondo nella sua totalità. Durante il convegno si è tenuta una dimostrazione pratica di meditazione mindfullness, curata dalla dottoressa Silvia Perrone, che con l’associazione SATI accompagna tanti pazienti in un percorso di miglioramento della qualità di vita.Molto interessante la relazione del dottor Giovanni Caggia del Gruppo Calabrese sull’uso terapeutico della cannabis nel dolore e nella spasticità della sclerosi multipla. «Fa male, crea dipendenza e ha un giro miliardario di dollari: parliamo della Nutella». Parte con una battuta che fa sorridere tutti il dottore Caggia, e poi spiega che «ad oggi sono stati isolati 9 tipi di cannabinoidi: il Cbd riduce spasmi, infiammazioni e dà molti effetti benefici. All’interno ci sono i terpeni, elementi che hanno effetti antiossidativi e antineoplastici».
Avete capito bene: questa sostanza, che siamo abituati a considerare come un veleno, è in realtà una cura efficacissima per tutta una serie di problemi. «Non essendoci nulla di brevettabile questo gioca un grande ruolo – ironizza il dottore nella sua relazione – La cannabis è stata studiata per moltissime patologie: anche con una semplice ricerca su internet ci accorgiamo che esistono 40mila citazioni. Funziona per tantissimi problemi, dagli spasmi alle patologie neoplastiche». Sono tante le azioni positive della cannabis: analgesica, antinfiammatoria, antivirale, antispastica, antibatterica, anticonvulzionante e altro. Nella sclerosi multipla la cannabis produce dei grandi risultati antispastici e antidolorifici: gli effetti collaterali (astenia, sonnolenza, situazione di stordimento, secchezza delle fauci) variano da paziente a paziente.
I miglioramenti nel trattamento della sclerosi influiscono su dolore, vie urinarie e umore. La cannabis si può inalare, prendere con tisana, sotto forma di olio, resina o compresse. Sono solo nove le Regioni italiane che hanno introdotto l’uso delle cannabis a fini terapeutici: la Puglia è una di queste. Ora si attende una legge che renda la disciplina uniforme su tutto il territorio nazionale. «La cannabis uccide le cellule cancerogene e secondo alcuni studi, elimina molti effetti collaterali della chemioterapia. Il paradosso della cultura italiana è che l’alcol (che ha effetti depressivi e cancerogeni) è legale, la cannabis (che ha effetti antidepressivi e anticangerogeni) invece no. La cannabis ha effetti positivi anche in campo veterinario» – conclude il dottor Caggia. Il convegno è stato un importante momento di informazione scientifica, necessario a scardinare lo scetticismo della disinformazione.